Saturday, January 23, 2016

Interview with Romano Prodi

Former Italian Prime Minister and former European Comission President

Published in El Punt Avui newspaper in January 23, 2016

http://www.elpuntavui.cat/politica/article/17-politica/935177-mentre-hi-hagi-guerres-els-refugiats-seguiran-venint.html


PROFILE

Founder of the centre-left coalition The Olive Tree, Romano Prodi (Scandiano, Reggio Emilia, 1939) served twice as the Prime Minister of Italy (from 1996 to 1998 and from 2006 to 2008) and he was also the tenth President of the European Commission from 1999 to 2004. Former professor of economics and international advisor to Goldman Sachs, in  2012 he was appointed by the UN Secretary-General Ban Ki-moon as his Special Envoy for the Sahel. He inaugurated the 2016 Cornellà Creació business forum.


Full version (in Italian)

"È la prima volta in più di trenta anni che ho qualche dubbio sulla durata dell'Europa"

"I profughi continueranno ad arrivare in modo non controllato fin che ci saranno le guerre"

"Se non si mettono insieme la Francia, l'Italia e la Spagna non c'è alternativa alla politica economica della Germania"


A.B. - Profughi, crisi del debito, crisi istituzionale, ritorno delle frontiere...la Unione Europea, il progetto d'integrazione europea, è in rischio?

R.P. - È da più di trenta anni che studio i problemi europei ed è la prima volta che ho qualche dubbio sulla durata dell'Europa, quindi significa che la crisi è forte. Io credo che la supereremo, ma abbiamo ancora parecchi anni di difficoltà̀ di fronte a noi perché i singoli paesi ormai hanno preso una via nazionale, la solidarietà è diluita e quando si mete a rischio l'aspetto della libera circolazione delle persone è difficile parlare di una comunità. Voglio dire, se debbo venire a Barcellona con il passaporto, è finita, non c'è più Europa.

In questi giorni ci sono tensioni forti però io penso che la saggezza finirà col prevalere. Tante altre volte abbiamo avuto delle crisi, e poi sono state superate perché non abbiamo alternativa. I singoli paesi di fronte alla globalizzazione non possono restare da soli. Adesso siamo in mano alle grandi retti americane o cinesi: ecco Google, Amazon, e Bay, Alibaba...ce n'è una europea? No. Allora, possiamo andare avanti senza entrare nel nuovo mondo? No.


A.B. - Come si può mettere fine a l'esodo massivo di profughi? Cosa può fare l'Europa?

R.P. - Prima di tutto bisogna assolutamente mettere ordine in Libia ed in Siria. Senza questo i profughi faranno sempre paura. Il numero non è più grande di quello che c'era qualche anno fa. Non dimentichiamo che, prima della crisi, la Germania riceveva quasi 800.000 profughi all'anno; la Spagna, 3.000; la Francia e l'Italia fra i 300.000-500.000 all’anno. Ma siccome questo si svolgeva in una situazione ordinata non succedeva nulla, invece oggi quello che fa paura sono queste persone che arrivano proprio senza nessuna possibilità di scelta, che fuggono.

Allora l’unico rimedio è un accordo fra la Russia e gli Stati Uniti sulla Siria e la Libia. Fino che non c'è questo accordo, la Turchia, l'Egitto, i paesi del Golfo...ognuno va per conto suo ed ognuno difende i suoi amici e, quindi, avremmo la continuazione del caos.

In tanto, però, l'Europa, a sua volta, deve procedere in modo comune alle frontiere sterne, cooperare fra le diverse polizie ed i diversi servizi segreti e poi arrivare anche a una revisione degli Accordi di Dublino ed avere una politica condivisa sull'accoglienza finale dei profughi. Questo è quello che bisogna fare però, ripeto, i profughi continueranno ad arrivare in modo non controllato fin che ci saranno le guerre.


A.B. - Scozia, la Catalogna, le Fiandre...c'è un posto nell'Unione Europea per le nazioni senza Stato?

R.P. - Sono cose diverse, no? È la prima volta che la Spagna si trova di fronte a un governo di coalizione. Io ci sono nato e potrei fare dei corsi universitari sulle coalizioni. Posso dare certamente un consiglio: attenzione perché la stabilità è indispensabile. Quindi, o c'è un governo subito, in breve tempo, con un’ accordo preciso ed un "leader" preciso oppure nuove elezioni. Vi prego di non ripercorrere la via dell'Italia perché noi siamo stati molto danneggiati dalla instabilità. Questa è la prima cosa: evitate la instabilità.

Non entro invece nel discorso Barcellona- Madrid perché sarebbe poco delicato da parte mia. Quello che voglio dire però é che queste tensioni interne si risolvono molto meglio se c'è una Europa forte perché tutti i cambiamenti diventano meno rischiosi, meno drammatici.

Io dico sempre, l'esperienza che noi abbiamo avuto, molti anni fa, nel difficile problema dell'Alto Adige, si è risolto a livello europeo quando l'Austria è entrata in Europa. Abbiamo fatto accordi tranquilli e da tre decenni che non c'è nessun problema. È chiaro che non ho nessun insegnamento da dare perché è un problema vostro.


A.B. - La Germania detta l'austerità in Europa senza che Renzi e Hollande ci possano fare niente...

R.P. - Da due anni che predico, anzi di più, che ci deve essere una politica economica alternativa, ma la politica economica alternativa si può solo fare se c'è un accordo fra i paesi interessati ad averla. Se non si mettono insieme la Francia, l'Italia e la Spagna non c'è alternativa ed allora tutto diventa inutile. La Germania oggi è il paese più forte di tutti, lo è per le sue virtù, però fa gli interessi della Germania.

Ed allora, abbiamo una seria politica alternativa? Io credo di sì. La possiamo far prevalere nei tavoli di Bruxelles? Io credo di sì, ma solo se agiamo insieme e finora la Spagna, l’Italia e la Francia non hanno agito insieme.





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